Posti nel Lazio da visitare: il ritiro di S. Francesco Bellegra
A Bellegra (64 Km da Roma 6 km da valmontone) negli Altopiani dell’Arcinazzo situata tra le Valli del Sacco e dell’Aniene. A circa 2 Km. dall’abitato, in un luogo contrassegnato da un silenzio mistico c’è il Ritiro di S.Francesco. Ospitò il Santo durante il pellegrinaggio verso Subiaco. I frati minori, ancora oggi, ospitano tutti coloro che sono alla ricerca di una pace interiore. Sicuramente uno tra i posti nel Lazio da visitare assolutamente.
Il Sacro Ritiro di San Francesco è inserito nel verde di una splendida vallata a 815 metri sul livello del mare, all’interno del bosco detto «Capelmo-Antera». L’ingresso al Ritiro avviene dopo aver percorso un viale in discesa, al termine del quale troviamo la facciata della Chiesa e, a sinistra di questa, l’accesso al Convento.
L’origine del Convento è intimamente legata alla visita di San Francesco d’Assisi al Sacro Speco di Subiaco. Citazione di tale visita ci proviene dal cronologo benedettino Mirzio e dallo storico francescano, a lui contemporaneo, Wadding.
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La visita del Santo di Assisi è datata tra il 1218 e il 1241.
Probabilmente l’edificio descritto come «sito» o «romitorio» era una costruzione rurale. Apparteneva ai monaci di Santa Scolastica presso Subiaco. Era localizzata nei territori di loro proprietà e utilizzata come deposito di prodotti agricoli. È comunque su questo nucleo iniziale che nel tempo venne costruito il Sacro Ritiro di San Francesco.
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La scarna struttura iniziale costituì il luogo ideale per i primi seguaci del Santo di Assisi. Consentì loro di vivere con semplicità alla maniera eremitica. Sicuramente uno tra i posti nel Lazio da visitare assolutamente.
Successivamente, dal 1458, fu abitato dai Padri Osservanti i quali, anche grazie all’aiuto degli abitanti di Bellegra, si adoperarono per ampliare il piccolo Ritiro. Lo trasformarono così in un Convento di modeste dimensioni, tanto da non potere ospitare più di otto frati. Nei secoli XVI e XVII vennero eseguiti nuovi lavori nella Chiesa e nel piccolo Convento.
La Chiesa ha le origini nel piccolo oratorio del primitivo Eremo Francescano.
L’interno, coerentemente con i valori francescani, è votato ad una semplicità spaziale e decorativa. Presenta un’unica navata con quattro cappelle, due per lato; la copertura, in legno a falde inclinate, è intervallata da archi in muratura, di luce pari alla larghezza della navata.
La pavimentazione, del 1930, è in quadrati di marmo bianchi e neri.
Entrando nella Sagrestia troviamo due dipinti; uno raffigura San Giuseppe sposo di Maria Vergine. L’altro la Madonna delle Grazie, donato da Fra Diego Oddi.
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Con l’autostrada A24 si esce al casello di Castel Madama e si continua fino a Bellegra con la provinciale 28, di qui si raggiunge il Sacro Ritiro. In treno si scende alla stazione di Castel Madama e si prosegue con l’autobus di linea fino a Bellegra, o in taxi o a piedi. Posto fuori dell’abitato, in una leggera depressione del terreno. Quasi sepolto dei boschi, fu alle origini un piccolo Eremo francescano del 13º secolo, dipendente dalla vicina Abbazia di Subiaco. Anche così fu poi assegnato ai padri conservanti (1458). Furono loro a trasformarlo in un vero e proprio Convento e ad erigere la Chiesa. Ritornate le francescani, fu il Beato Tommaso da cori a tracciare 1+ rigida forma di vita (1686) per i religiosi che vi accorrevano numerosi. Anche questo complesso monastico fu vittima della soppressione dell’ottocento. Dal 1929 in poi sono state attuate radicali ristrutturazioni che hanno consentito di accogliere pellegrini e visitatori che vi affluiscono ancor oggi in gran numero. Stretto da mura, si accede al Convento attraverso un portale con lo stemma francescano. Il chiostro ha arcate sui quattro lati chiusi per proteggersi dal freddo, ai piani superiori si affacciano le celle. È stato allestito un piccolo museo dei ricordi con oggetti appartenuti ai numerosi religiosi, in odore di santità, e qui hanno soggiornato
Santuario della Madonna del Buon Consiglio – Genazzano
Sempre nella Valle del Sacco troviamo il Santuario della Madonna del Buon Consiglio a Genazzano (Km.47 da Roma 3 km da Valmontone). Particolarmente interessante una visita all’annesso museo di opere di arte sacra e al Ninfeo del Bramante.
A Genazzano, nel luogo dove oggi sorge il Santuario della Madre del Buon Consiglio, esisteva già un’antica chiesa del Sec. X.
Nell’anno 1356 la chiesa fu affidata ai religiosi agostiniani. Nell’atto notarile di consegna troviamo che si trattava di una chiesa parrocchiale con il titolo di S. Maria del Buon Consiglio.
Nella seconda metà del 1400, una vedova e terziaria agostiniana di nome Petruccia, mise a disposizione tutti i suoi beni per ingrandire e restaurare la vecchia chiesa ormai fatiscente. Ma, il preventivo di spesa si rilevò insufficiente per portare a termine il progetto. I lavori furono sospesi e la popolazione, con sarcasmo, derideva la santa vedova per l’insuccesso della sua impresa. Ma la Petruccia con serenità diceva loro:
Dal 27 aprile al 14 agosto sono riportati ben 161 miracoli.
Immenso fu il concorso di popolo che veniva dai paesi vicini e poi da ogni parte d’Italia a pregare la Santa Immagine. Il papa Paolo II° volle rendersi conto dell’accaduto. Subito inviò a Genazzano, come suoi osservatori, due vescovi: Gaucerio vescovo di Gap e Nicola vescovo di Faren. Secondo un’antichissima e costante tradizione l’Immagine fu portata a Genazzano da mani d’angeli. Fu seguita da due pellegrini di nome Giorgi e De Sclavis e proviene da una chiesa di Scutari in Albania, dove era venerata. Ancora oggi questa tradizione, che si tramanda di generazione in generazione, è vivissima presso gli albanesi. Questi ultimi, venendo pellegrini al Santuario, invocano Maria con l’antico titolo di “Signora d’Albania”.
Il Lazio è un percorso ritrovato con oggetti unici, custoditi in luoghi altrettanto unici.
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