COSA FARE NEL WEEKEND A ROMA ANCHE CON I BAMBINI: LA CHIESETTA DI TRASTEVERE CHE ISPIRO’ ROSSELLINI PER LA SCENA PRINCIPALE CON ANNA MAGNANI DI ” ROMA CITTA’ APERTA”
Ecco la storia narrata di una cappella romana la cui sagrestia cela i segreti legati alla scena iconica del neorealismo italiano, presente nel film “Città Aperta” di Roberto Rossellini. È proprio lì che il regista concepì la drammatica scena di Anna Magnani, la quale interpretava Pina, uccisa dai nazisti mentre perseguiva il camion che aveva catturato Francesco. La sacrestia di questa chiesa fu il teatro di un litigio tra Magnani e un attore, un inseguimento che finì con Magnani che inciampò sugli scalini, ispirando Rossellini per quella scena cruciale.
Oggi, il Custode della Madonna di Trastevere, capo dell’arciconfraternita omonima, Domenico Rotella, condivide questo aneddoto. La foto rivela una porta segreta della sagrestia che conduce a un nascondiglio, dove otto ebrei e numerosi perseguitati politici si rifugiarono dai nazisti. Questo episodio contribuì a rendere questa chiesa una scelta significativa per alcune scene del capolavoro cinematografico di Rossellini.
Nella finzione cinematografica, la chiesa è abitata dal parroco don Pietro Pellegrini, interpretato da Aldo Fabrizi. La visita a Santa Maria dell’Orto è consigliata non solo per il suo legame storico con il cinema, ma anche per la sua straordinaria bellezza architettonica.
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L’ARCHITETTURA E I MESTIERANTI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELL’ORTO
La chiesa è una vera bomboniera, costruita fra il 4 e il Cinquecento è piena di curiosità e leggende. Si è mantenuta bene grazie ai contributi versati nei secoli dalle tredici Università dei mestieri unite alla originale Arciconfraternita di Santa Maria dell’Orto. Infatti tutti i mestieri contribuirono dai pizzicaroli ai fruttaroli, dai molinari agli ortolani. Sul marmo del pavimento sono trascritti loro contributi, e in sacrestia la volta è affrescata dai singoli mestieranti che vollero lasciare un segno del loro talento. Santa Maria dell’Orto è anche ricordata anche per essere fin dall’inizio la Chiesa dei giapponesi in Italia. Qui nel 1585 si convertì Giuliano Nakaura, dignitario in visita al Papa che sarebbe poi divenuto gesuita e martire nelle sue terre. Fatto beato nel 2008, un suo ritratto è esposto nella cappella a lui dedicata.
LE ORIGINI STORICHE DI SANTA MARIA DELL’ORTO
Santa Maria dell’Orto, situata in via Anicia, deve il suo nome alla statua della Vergine, venerata in passato e originariamente posizionata vicino all’ingresso dei giardini circostanti. La sua storia affonda le radici intorno al 1488, quando un malato terminale fece un giuramento davanti all’immagine dipinta sulla parete della “Madonna col Bambino”. Promesse di accendere una lampada davanti alla Vergine se avesse recuperato la salute. Miracolosamente guarito, l’uomo non solo mantenne la sua promessa, ma con il sostegno finanziario di associazioni di arti e mestieri chiamate “Università”, riunì i loro membri in una confraternita, ottenendo l’approvazione papale da papa Alessandro VI nel 1492.
La costruzione della cappella iniziò nel 1494, ma si fermò per mancanza di fondi fino al 1513. Nel 1523 i lavori ripresero e, nonostante le vicissitudini, la chiesa fu completata nel 1585. L’originario progetto a pianta centrale fu trasformato in pianta longitudinale da Guidetto Guidetti, allievo di Michelangelo Buonarroti.
La facciata, progettata dal Vignola ma portata a termine da Francesco da Volterra, si presenta a due ordini spartiti da paraste, con portale ad arco fra due colonne ed ornata da una fila di piccoli obelischi con la croce e da un orologio settecentesco. L’iscrizione, che corre lungo la trabeazione, così recita: “AEDICULAM DIRUPT(AM) VIRG(INIS) DEIPAR(AE) HORTENSISQUE IN HANC AEDEM MUTARUNT SOCII DEDICAR(UNT) HOSPITIO AUXER(UNT) AD EGENOS ALEN(DOS) SUO SUMPTU ET RELIG(IONE)”, ossia “La cappella rovinata della Vergine madre di Dio e dell’Orto i confratelli trasformarono in questa chiesa, la dedicarono, vi aggiunsero un ospizio per nutrire i poveri a proprie spese e con devozione
Nel 1585, la confraternita fu elevata ad Arciconfraternita, accogliendo anche donne, sebbene limitate alle indulgenze senza accesso a incarichi formali. La confraternita riuniva 13 “Università”, associazioni di mestiere che rappresentavano l’unità e l’associazione di coloro che praticavano la stessa attività, contribuendo così a plasmare la storia e la bellezza architettonica di Santa Maria dell’Orto.
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