Cosa Vedere nel Lazio: La battaglia di Montecassino
DESCRIZIONE GALLERIA
” L’abbazia era un ammasso di rovine, tuttavia era ancora sotto il fuoco incessante dell’artiglieria. Tutto era in fiamme. Non era ancora finita. La montagna sacra era in preda alle convulsioni, come un toro da combattimento che stava per morire. Pietre monumentali volarono da tutte le parti… non c’era angolo che non bruciasse.”
da ” Gli Sporchi dannati di Cassino” di Sven Hassel
La Battaglia di Montecassino
Sono passati più di cinquant’anni da quando, un feroce bombardamento aereo angloamericano distruggeva l’Abbazia di Montecassino, uno dei più insigni monumenti della civiltà.
Un bombardamento che, alla luce dei fatti storici, è apparso totalmente inutile. Questo perché nell’Abbazia non si trovava – come dichiarò dopo il bombardamento l’Abate Diamare – alcun soldato tedesco. I tedeschi avevano escluso il monumento dalla propria organizzazione difensiva, rinunciando così ad avvalersi di quello che avrebbe potuto essere un caposaldo di prim’ordine. Situato com’era sulla vetta di uno scosceso monte che domina la vallata sottostante. Il bombardamento, oltre a distruggere barbaramente per la terza volta lo splendido complesso monumentale.
Le precedenti distruzioni erano avvenute ad opera dei longobardi nel 577-589 e dei saraceni nell’896.
Questo provocò la morte di gran numero di civili. Qust’ultimi avevano trovato rifugio entro le sue mura, poiché sapevano che Montecassino rappresentava una sicurezza in mezzo all’infuriare della battaglia. E anche perché .l’Abate Diamare aveva indicato, l’esistenza di una “zona neutrale che si era stabilita intorno al Monastero. Dal punto di vista storico la Battaglia di Montecassino fu in realtà una serie di battaglie combattute durante la seconda guerra mondiale dalle forze Alleate. L’intenzione era quella di fare breccia nella Linea Gustav, assediare Roma e collegarsi con le forze alleate che rimanevano confinate nella zona di Anzio. Il teatro delle operazioni, che impegnò i due eserciti dal gennaio al maggio del 1944, comprendeva la città di Cassino, la valle del Liri e i rilievi che portano all’Abbazia di Montecassino, per una area complessiva di 20 kmq.
Le quattro fasi della battaglia
La prima battaglia iniziò il 12 gennaio 1944 e si protrasse fino al 12 febbraio svolgendosi su due direttrici. Nel primo tentativo di sfondare il fronte del Rapido gli Alleati condussero due attacchi diversi sui fianchi, mentre l’attacco principali fu condotto al centro. Alle 6,30 del 12 gennaio forze della Francia Libera attaccarono a nord della strada Colli al Volturno-Atina, ma vennero respinte alle pendici del monte Santa Croce. Altre forze francesi, invece, riuscirono a conquistare monte Monna Casale. Tra il 13 e il 15 gennaio vennero occupate Acquafondata e Sant’Elia Fiumerapido. Sempre il 15 gennaio la 36. Divisione di fanteria USA conquistò il Monte Trocchio. Il 16 gennaio truppe marocchine della Francia Libera lanciarono un nuovo attacco per la conquista del monte Santa Croce ma non riuscirono ad espugnare le posizioni tedesche. Sull’altro fianco, il 17 gennaio venne lanciato un attacco, preceduto da un fuoco d’artiglieria durato quattro ore, da parte delle forze britanniche. Il piano inglese prevedeva che la 5à Divisione conquistasse Minturno e si spingesse poi lungo la direttrice della valle dell’Ausente, al centro dello schieramento
Al contrario la 56ma divisione doveva conquistare il caposaldo di Castelforte.
A destra invece la 46. Divisione doveva assicurarsi una testa di ponte sulla riva opposta del Garigliano. La 5à Divisione riuscì ad avere facile ragione delle forze della 94ma Divisione di fanteria tedesca, conquistando i paesi di Minturno e Tufo. Si era assicurata anche, il 18 gennaio, una testa di ponte abbastanza sicura e consolidata. Anche gli attacchi della 56ma divisione riuscirono ad avere ragione delle truppe tedesche; mentre l’operazione della 46ma divisione fallì miseramente.
Nel contempo il Generalfeldmarschall Albert Kesselring, comandante in capo delle forze tedesche in Italia, iniziò a far affluire forze nella zona di Cassino.
In particolare il 1. Corpo paracadutista del General der Flieger Kurt Student. Il 20 gennaio i tedeschi riuscirono a respingere la 56ma divisione inglese oltre Castelforte. Quella stessa sera, dopo un’intenso fuoco di preparazione, la 36ma divisione USA attaccò le posizioni tenute dalla 15ma Divisione-Panzergrenadier, Era allocata intorno al punto chiave del paese di Sant’Angelo in Theodice. I tedeschi trincerati sull’altra riva del Rapido falcidiarono i soldati americani intenti a guadare il torrente. Dopo 48 ore di accaniti combattimenti le truppe americane avevano perso 1.700 uomini tra morti, feriti e dispersi. Sempre il 22 gennaio, ad Anzio, sbarcarono truppe alleate con l’obiettivo di aggirare la Linea Gustav e di giungere a Roma. Volevano provocare in tal modo il collasso del sistema difensivo tedesco. Gli Alleati, dopo aver stabilito una testa di ponte, non riuscirono tuttavia a progredire. Il 24 gennaio le truppe francesi iniziarono l’attacco per la conquista del monte Cairo. Quella stessa sera iniziarono l’attacco al monte Cifalco, un’altura che dominava la valle formata dal torrente Secco e la zona di Sant’Elia. Ci furono gravi perdite, e sanguinosi corpo a corpo ma nel pomeriggio del 25 gennaio riuscirono a conquistare la vetta del monte Belvedere. Era una tappa intermedia verso il massiccio del Cairo. Sempre il 25 gennaio la 34ma divisione USA tentò di stabilire una nuova testa di ponte oltre il Rapido, inutilmente. Verso la fine di gennaio i tedeschi passarono al contrattacco, riconquistando monte Belvedere. Questo successo venne però vanificato dall’occupazione di Caira, oltre il Rapido.
La battaglia continuò nei giorni successivi, in pessime condizioni ambientali, e con il solo obiettivo di conquistare singole colline.
Il 2 febbraio avanguardie americane raggiunsero la periferia di Cassino, e il giorno successivo tentarono di entrare in città. Vennero però fermati dalle difese tedesche. Il 6 febbraio il 168. Reggimento di fanteria americana tentò di conquistare il monte dove sorgeva l’Abbazia benedettina, venendo però fermato da un fuoco micidiale. Lo stesso giorno, invece il 135. Reggimento di fanteria americana riuscì a rioccupare il monte Calvario. Il 7 febbraio la postazione venne riconquistata dai tedeschi, i quali vennero sloggiati Il 9 febbraio dalle truppe americane. Gli scontri si conclusero solo il 10 febbraio quando il 3. Reggimento della 1. Fallschirmjäger Division riprese definitivamente il monte. L’11 febbraio venne lanciato un nuovo attacco in direzione dell’Abbazia, ma le truppe del Commonwealth (2. Divisione neozelandese e 4. Divisione indiana) riuscirono ad avanzare di soli 300 metri sotto una tempesta di neve e di fuoco nemico. La prima battaglia di Montecassino era terminata con un netto successo difensivo tedesco. La seconda battaglia fu la continuazione della prima, ma dalle posizioni avanzate appena sotto il Monastero e alla periferia di Cassino. Il piano era una manovra a tenaglia da nord e da sud della città e doveva coinvolgere i corpi neozelandesi e indiani. Gli indiani, molto più abituati ai terreni pesanti degli americani, trovarono pure infinite difficoltà ad avanzare sulla montagna e di fatto si bloccarono ai piedi dell’abbazia. I comandi alleati si resero conto dell’impossibilità di prendere il Monastero in quelle condizioni. In questo contesto, tra il 5 e il 15 febbraio maturò una delle decisioni più controverse dell’intero conflitto: il bombardamento di Montecassino.
La questione chiave, a cui gli alleati risposero affermativamente era se il Monastero fosse o no occupato dai tedeschi.
In effetti non lo era, ma questo lo si seppe solo dopo. Lo stesso generale Clark, che dette l’ordine, a posteriori ammette che fu un tragico errore di tattica militare, che rese poi tutto il lavoro più difficile. Il 15 febbraio l’aviazione rase a suolo Montecassino in un bombardamento che durò tutto il mattino. Il giorno dopo, nonostante la distruzione, gli attacchi degli indiani fallirono perché i tedeschi si impadronirono delle rovine che offrivano un riparo perfetto. La seconda battaglia era finita.
La terza battaglia: si svolse nelle cinque settimane precedenti perché g Gli Alleati non erano riusciti a compiere grandi miglioramenti. Avevano il fianco sinistro sulla sponda occidentale del Garigliano e avevano creato un profondo saliente nel fronte tedesco a nord di Cassino. Ma non erano riusciti ad occupare la città e il monte dell’Abbazia di Monte Cassino che erano ancora in mani tedesche. Gli Alleati fecero ruotare le loro truppe e l’esausto 2. Corpo USA venne sostituito dalla forze della Francia Libera e dal Corpo d’armata neozelandese. Anche i tedeschi, il 20 febbraio, trasferirono la 90. Divisione-Panzergrenadier con la 1. Fallschirmjäger Division nel settore che comprendeva la città di Cassino. Con questa anche la collina del monastero e il monte Cairo. A nord di queste postazioni si trovava la divisione “Hoch und Deutschmeister” che difendeva la posizione chiave di Terelle.
A partire dalle 8,30 del 15 marzo 1944, ondate di bombardieri alleati rasero completamente al suolo la città di Cassino.
Questa, era già stata gravemente danneggiata dai precedenti combattimenti. Ben 575 bombardieri pesanti e medi e 200 cacciabombardieri scaricarono 1.250 tonnellate di bombe sull’abitato. Anche questa volta la precisione dell’aviazione alleata lasciò a desiderare. infatti alcune bombe vennero lanciate sul Quartier generale dell’8. Armata e sull’artiglieria neozelandese causando 75 morti e 250 feriti. Senza contare le perdite tra la popolazione civile italiana. Alle 12,30 iniziò il fuoco d’artiglieria. Dopo due ore 746 cannoni avevano sparato 200.000 proiettili sulla città e sulla collina. Una volta terminato le truppe neozelandesi e indiane si lanciarono all’attacco, venendo però subito bloccate da una tenace resistenza tedesca. Alla sera le truppe alleate erano penetrare meno di 200 metri fra le macerie della città, che nel frattempo si era trasformata in un’immensa barriera anticarro. Nei giorni successivi cruenti combattimenti tra le truppe indiane (tra i quali i temibili Gurkha) e neozelandesi vennero bloccati dalla tenace resistenza dei paracadutisti tedeschi. Proprio per questo vennero soprannominati “Diavoli verdi” dagli stessi Alleati. Erano arroccati fra le rovine del monastero, in quella che venne ben presto ribattezzata “la Stalingrado italiana”. Il 22 marzo, dopo l’ennesimo inutile assalto alleato, il Feldmaresciallo Alexander decise di sospendere ogni azione.
Anche la terza battaglia si era conclusa con un sostanziale nulla di fatto.
Le perdite tedesche erano però state pesanti. La 1. Fallschirmjäger Division era ridotta a una forza che andava dai 40 ai 120 uomini per battaglione. Anche gli Alleati avevano sofferto gravi perdite, con le truppe neozelandesi, indiane e inglesi che avevano perso 2.400 uomini in meno di nove giorni di battaglia. Di fronte a questa situazione, Alexander decise di aspettare la buona stagione prima di lanciare l’attacco finale alla Linea Gustav. in questo modo non poteva fallire. Quarta battaglia di Montecassino La cosiddetta Quarta battaglia di Montecassino venne combattuta dal Secondo Corpo Polacco del Generale Wladyslaw Anders (11-19 maggio). Il primo assalto (11-12 maggio) portò gravi perdite. Ma permise all’Ottava Armata britannica del Generale Sir Oliver Leese di irrompere tra le linee tedesche nella valle del fiume Liri, sotto il monastero. Il secondo assalto (17-19 maggio), fu compiuto a scapito di un prezzo immenso da parte delle truppe polacche. Queste vennero aiutate da una forza Marocchina composta da uomini abituati ai combattimenti in montagna. La forza congiunta , spinse i tedeschi della Prima Divisione Paracadutisti fuori dalla loro posizione sulle colline circostanti il monastero riuscendo quasi ad accerchiarli. Nelle prime ore del mattino del 18 maggio una pattuglia di ricognizione di Ulani Polacchi del 12° reggimento lancieri prese le rovine.
La cattura di Cassino permise alle divisioni britanniche e statunitensi di cominciare l’avanzata verso Roma
Roma, cadde il 4 giugno 1944 pochi giorni prima dello Sbarco in Normandia. Dopo i combattimenti, si verificò un feroce stupro di massa a opera dei goumiers. Erano i soldati africani comandati da ufficiali francesi, che è passato alla storia con il termine di marocchinate.
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